Disturbi dell’adolescenza: sintomi, cause e come affrontarli

Due adolescenti seduti all’aperto con sguardo triste e pensieroso, simbolo di disagio giovanile e isolamento sociale

In Italia e nel mondo i disturbi dell’adolescenza stanno raggiungendo livelli preoccupanti, specialmente nel periodo post-pandemico. Secondo l’OMS, il 15% dei bambini e adolescenti nel mondo soffre di disturbi mentali; in Italia si stima che 2 milioni di ragazzi sotto i 18 anni siano colpiti da patologie neuropsichiatriche.

Un rapporto nazionale ha rivelato che quasi 1 giovane su 2 (49%) tra 18-25 anni ha sperimentato ansia o depressione a causa della pandemia, e ben il 62% ha cambiato la propria visione del futuro. Emerge inoltre che circa 7 adolescenti su 10 vivono un disagio psicologico che spesso passa inosservato dagli adulti. Queste cifre allarmanti sottolineano l’urgenza di affrontare il tema della salute mentale degli adolescenti in modo serio ed empatico, superando stigma e minimizzazioni (fonte: Repubblica.it)

Cos’è e definizione dei disturbi dell’adolescenza

I disturbi dell’adolescenza (definiti anche problemi adolescenziali di natura psicologica o psichiatrica) comprendono un’ampia gamma di condizioni che alterano il pensiero, l’umore o il comportamento di un ragazzo in età 12-18 anni, causando sofferenza significativa e interferendo con la vita quotidiana. L’adolescenza è una fase di profondi cambiamenti fisici, emotivi e sociali, durante la quale possono emergere vulnerabilità sul piano psicologico. Non tutte le crisi adolescenziali fanno parte di un disturbo: è normale assistere a oscillazioni d’umore o momenti di ribellione in questa età. Si parla di disturbo vero e proprio quando i sintomi sono intensi, persistenti e compromettono il funzionamento dell’adolescente in famiglia, a scuola e nelle relazioni.

Le condizioni più comuni includono depressione e ansia in adolescenza, disturbi del comportamento (es. condotta aggressiva fuori controllo), disturbi alimentari (anoressia, bulimia), disturbi da dipendenza (abuso di sostanze, videogiochi, ecc.) e altri problemi di salute mentale giovanile. A livello globale, la depressione adolescenziale, i disturbi d’ansia e quelli comportamentali figurano tra le principali cause di malattia e disabilità nei giovani. Si stima che circa 1 adolescente su 7 conviva con un disturbo mentale non diagnosticato o non trattato, spesso perché sintomi e disagi vengono scambiati per “normali turbolenze” dell’età e quindi ignorati. L’Organizzazione Mondiale della Sanità sottolinea l’importanza di riconoscere e affrontare precocemente questi problemi, evitando sia l’allarmismo sia l’indifferenza, per prevenire conseguenze più gravi in futuro (fonte: OMS)

Perché impattano la vita degli adolescenti

Quando un adolescente soffre di un disturbo psicologico, tutta la sua vita ne risente. Questi problemi possono interferire con la concentrazione e l’apprendimento, portando a un calo del rendimento scolastico o addirittura all’abbandono degli studi. Sul piano delle relazioni, il ragazzo può isolarsi da amici e familiari, sentirsi incompreso o emarginato, con un effetto negativo sull’autostima. I disturbi dell’adolescenza, se non affrontati, tendono inoltre a persistere nell’età adulta, compromettendo sia la salute fisica che mentale e limitando le opportunità di realizzarsi pienamente.

Un adolescente con un disagio psichico importante è più vulnerabile a fenomeni come stigma ed esclusione sociale. Può sviluppare comportamenti a rischio (uso di droghe, condotte pericolose) nel tentativo di compensare il proprio malessere, oppure manifestare sintomi fisici psicosomatici (mal di testa, disturbi gastrointestinali) senza cause mediche apparenti. L’OMS avverte che i giovani con disturbi mentali non trattati spesso vanno incontro a maggiori difficoltà educative, problemi di integrazione e anche a rischi per la propria salute fisica. In casi estremi, il disagio può sfociare in idee suicidarie: il suicidio purtroppo rappresenta una delle prime cause di morte tra i 15-19 anni a livello europeo. Prendersi cura della salute mentale degli adolescenti significa quindi tutelare non solo il loro benessere presente, ma anche quello futuro, prevenendo conseguenze a lungo termine sulla vita adulta.

Sintomi e segnali da riconoscere

Riconoscere per tempo i segnali di allarme è fondamentale per distinguere un normale momento di difficoltà da un disturbo clinico vero e proprio. Ecco alcuni sintomi e comportamenti tipici che potrebbero indicare un problema di salute mentale nell’adolescente:

  • Ritiro sociale e isolamento: il ragazzo si allontana dal gruppo dei pari, evita gli amici e trascorre molto tempo chiuso in sé stesso o in camera propria. Un cambiamento marcato nelle relazioni (ad es. interrompere attività di gruppo prima gradite) va preso sul serio.

  • Calo del rendimento scolastico: un improvviso e significativo peggioramento dei voti o della partecipazione a scuola può essere un campanello d’allarme. Difficoltà di concentrazione e motivazione spesso si riflettono nell’andamento scolastico.

  • Perdita di interesse e apatia: l’adolescente appare sempre stanco, svogliato, dorme molto ma senza sentirsi riposato. Mostra disinteresse verso hobby, sport o attività che prima lo appassionavano. Questa perdita di piacere (anedonia) può indicare uno stato depressivo.

  • Difficoltà emotive e cognitive: presenza di pensieri confusi, vuoti di memoria o incapacità di concentrazione prolungata. Spesso possono esserci cambiamenti d’umore estremi – ad esempio irritabilità improvvisa, crisi di pianto frequenti o scoppi di rabbia senza motivo apparente – che risultano incomprensibili agli altri.

  • Cambiamenti nel comportamento o nell’aspetto: il ragazzo può trascurare la propria igiene personale e presentarsi con un abbigliamento disordinato rispetto al solito. Possono manifestarsi comportamenti insoliti o bizzarri, e sbalzi d’umore eccessivi non proporzionati alle circostanze. Qualsiasi stravolgimento della personalità abituale dell’adolescente andrebbe monitorato con attenzione.

  • Sintomi fisici da stress: spesso il disagio psicologico si somatizza in disturbi fisici. Ad esempio, mal di testa frequenti, disturbi del sonno (insonnia, incubi o risvegli notturni continui) e dolori allo stomaco o nausea ricorrente possono essere legati a stati d’ansia o depressivi. Se non vi sono cause mediche evidenti, questi sintomi vanno valutati in un’ottica psicologica.

(NB: Segnali gravi come minacce di suicidio, autolesionismo (tagli, bruciature) o abuso di sostanze richiedono un intervento immediato di professionisti, senza attendere oltre.)

Spesso gli adolescenti faticano a verbalizzare il proprio disagio, minimizzano i problemi o li nascondono per paura o vergogna. Ecco perché è essenziale che genitori, insegnanti e adulti di riferimento prestino attenzione a questi segnali, anche quelli silenziosi, e mantengano il dialogo aperto. Un intervento tempestivo può letteralmente salvare una vita o evitare che un problema passeggero si trasformi in una patologia cronica.

Ragazza adolescente davanti allo specchio con espressione ansiosa; sul vetro post-it con le parole “Aiuto”, “Ansia” e “Tristezza”

Cause e fattori di rischio

I disturbi psicologici non hanno mai una causa unica: derivano piuttosto da una complessa interazione di fattori biologici, psicologici e sociali. Tra i principali fattori di rischio che possono contribuire al malessere mentale degli adolescenti troviamo:

  • Vulnerabilità individuale: predisposizione genetica o familiarità per disturbi mentali (ad esempio presenza di depressione o ansia nei genitori) e particolari tratti di personalità (ipersensibilità emotiva, tendenza al perfezionismo, bassa autostima). I cambiamenti neurobiologici tipici dell’adolescenza (tempesta ormonale, maturazione cerebrale) possono rendere i ragazzi più sensibili allo stress.

  • Eventi di vita e traumi: esperienze sfavorevoli nell’infanzia o nell’adolescenza come abusi (fisici, emotivi o sessuali), trascuratezza, perdita di una figura cara in giovane età, oppure malattie gravi e dolorose possono lasciare ferite psicologiche profonde. Questi traumi non elaborati aumentano la probabilità di sviluppare disturbi psichici più avanti.

  • Ambiente familiare e sociale: un contesto familiare conflittuale, con comunicazione povera, genitori assenti, ipercritici o iperaccudenti, incide sul benessere mentale. Così anche difficoltà socioeconomiche (povertà, disoccupazione dei genitori) o un clima scolastico negativo (bullismo, esclusione dai pari). Bullismo e cyberbullismo in particolare sono fattori scatenanti riconosciuti: secondo le Nazioni Unite 1 adolescente su 3 tra 13-15 anni subisce atti di bullismo, con conseguenti aumenti di ansia, depressione e sintomi psicosomatici come mal di testa, inappetenza e insonnia. Un ambiente supportivo e sicuro è invece un fattore protettivo importante.

  • Stile di vita e comportamenti: l’adozione di abitudini poco sane può influire sulla salute mentale. Ad esempio, sedentarietà e mancanza di attività fisica, alimentazione squilibrata o carenze di sonno croniche possono peggiorare l’umore e la resilienza allo stress. Anche l’uso problematico dei social media o di Internet (scrolling compulsivo, confronto costante con vite altrui “perfette”) è un fattore di rischio diffuso: può alimentare sentimenti di inadeguatezza, cyberbullismo o dipendenza digitale nei giovani.

  • Dipendenze e sostanze: l’abuso di alcol o droghe in adolescenza è spesso correlato a problemi di salute mentale – a volte come tentativo di “automedicazione” del disagio, altre volte come concausa che aggrava i sintomi. Altre dipendenze adolescenziali comportamentali, come il gioco d’azzardo online, il gaming compulsivo o l’uso smodato dello smartphone, possono sia derivare da un malessere sottostante sia accentuarlo col tempo. Questi comportamenti vanno monitorati, perché possono sfociare in circoli viziosi di isolamento e perdita di controllo.

  • Condizioni mediche e sviluppo: la presenza di malattie croniche, disabilità fisiche o disturbi del neurosviluppo (es. disturbo dello spettro autistico, ADHD) costituisce un ulteriore fattore di rischio. Il carico di stress legato a una condizione di salute cronica, specialmente se insorge nell’adolescenza, può portare a disagio psicologico significativo e aumentare la vulnerabilità a depressione o ansia. Inoltre, gli adolescenti appartenenti a minoranze (etniche, LGBTQ+ ecc.) possono subire discriminazione o stigma, fattori che – se il contesto non è inclusivo – hanno un impatto negativo sul benessere mentale.

Vale la pena notare che più fattori di rischio sono presenti contemporaneamente, maggiore è il potenziale impatto sul ragazzo. Ad esempio, un adolescente geneticamente predisposto che vive in un contesto familiare violento e inoltre subisce bullismo a scuola, accumula stress molto elevato e avrà più probabilità di sviluppare un disturbo. Al contrario, fattori protettivi come buone abilità di coping, supporto emotivo da parte della famiglia, amici e comunità, attività extrascolastiche positive, possono bilanciare i rischi e aiutare l’adolescente a superare anche momenti difficili senza conseguenze durature (fonte: Save The Children).

Quando è il momento di chiedere aiuto

Distinguere tra “fase passeggera” e problema clinico non è sempre semplice. In generale, è il momento di chiedere aiuto a uno specialista (psicologo, psicoterapeuta o neuropsichiatra infantile) quando il disagio dell’adolescente:

  • Dura da molte settimane senza segni di miglioramento. Ad esempio, un periodo di umore depresso o ansioso che si protrae oltre 2 settimane dovrebbe far scattare un campanello d’allarme. Gli stati d’animo negativi tipici dell’adolescenza di solito vanno e vengono; se invece persistono in modo stabile, è bene approfondire.

  • Compromette il funzionamento quotidiano. Se il ragazzo non riesce più a svolgere le attività di ogni giorno, manca frequentemente da scuola o non riesce a concentrarsi in classe, abbandona amicizie e interessi, mostra un calo importante nell’igiene o nell’alimentazione, significa che il problema sta impattando significativamente la sua vita. Quando la sofferenza mentale limita la vita sociale, accademica o familiare dell’adolescente, non va sottovalutata.

  • Presenta segnali di gravità o pericolo. Alcuni sintomi impongono di cercare aiuto immediato: tra questi idee suicidarie, minacce o gesti di autolesionismo, abuso di sostanze in rapida escalation, comportamenti altamente rischiosi o violenti. In queste situazioni non bisogna aspettare – è fondamentale contattare subito un professionista o i servizi di emergenza perché la sicurezza del giovane potrebbe essere a rischio.

Oltre a queste condizioni, un criterio importante è l’istinto di genitori e insegnanti: chi conosce bene il ragazzo può percepire che “qualcosa non va” oltre la normale adolescenza. È sempre meglio chiedere una valutazione in più che ignorare un possibile problema. Un professionista saprà distinguere un disagio giovanile temporaneo da un disturbo e, se necessario, indicare il percorso di supporto più adatto.

Ricordiamoci che chiedere aiuto non è mai un fallimento – anzi, è un atto di coraggio e di cura verso sé stessi. In Italia esistono servizi pubblici dedicati (come i consultori familiari o i servizi di neuropsichiatria infantile nelle ASL) e naturalmente specialisti privati. Una valutazione specialistica precoce può prevenire l’aggravarsi del problema e fornire all’adolescente gli strumenti per stare meglio. In caso di dubbio, dunque, è consigliabile prenotare un colloquio: anche solo pochi incontri di consulenza possono chiarire la situazione e tranquillizzare la famiglia.

Approcci terapeutici comprovati e multidisciplinari

Affrontare i disturbi dell’adolescenza richiede spesso un approccio multidisciplinare e personalizzato. Significa coinvolgere diverse figure professionali (psicologo, psicoterapeuta, psichiatra o neuropsichiatra infantile, educatori) e collaborare con la famiglia e la scuola, creando attorno al ragazzo una rete di supporto integrata. Non esiste una “pillola magica” immediata: il trattamento più efficace combina vari interventi basati su evidenze scientifiche.

Terapia psicologica (psicoterapia)

È considerata il pilastro dell’intervento per la maggior parte dei disturbi giovanili. Tra le terapie con comprovata efficacia ci sono la terapia cognitivo-comportamentale (TCC), che aiuta a riconoscere e modificare pensieri negativi e comportamenti disfunzionali, e la terapia interpersonale (IPT), che lavora sulle relazioni e la gestione delle emozioni. Anche la terapia familiare può essere molto utile, specialmente quando il disagio è influenzato da dinamiche in casa: coinvolge i genitori nel processo di cambiamento. Le linee guida internazionali (ad es. NICE) raccomandano interventi psicoterapeutici di almeno 3 mesi per i disturbi come depressione e ansia in adolescenza. Importante è che il terapeuta abbia una formazione specifica in psicologia dell’età evolutiva e stabilisca una relazione di fiducia con il giovane. In alcuni casi può essere indicata la terapia di gruppo (es. gruppi di coetanei per abilità sociali) o interventi psicoeducativi (per problemi specifici come gestione della rabbia, educazione affettiva e sessuale, prevenzione del bullismo).

Terapia farmacologica

I farmaci possono essere di grande aiuto in determinate circostanze, ma vanno utilizzati con prudenza e solo sotto stretto controllo medico specialistico (neuropsichiatra infantile o psichiatra dell’adolescenza). Per depressione e disturbi d’ansia gravi negli adolescenti, ad esempio, è talvolta indicato l’uso di antidepressivi SSRI. La fluoxetina è attualmente l’antidepressivo di scelta autorizzato in età adolescenziale, secondo linee guida, da affiancare sempre alla psicoterapia. Nei casi di disturbo bipolare o psicosi giovanile, possono essere prescritti stabilizzatori dell’umore o antipsicotici atipici. Per ADHD e altri disturbi del neurosviluppo, si ricorre talvolta a farmaci specifici (come il metilfenidato) insieme a programmi psicoeducativi. In tutti i casi, la regola fondamentale è: il farmaco non sostituisce la terapia psicologica, ma la integra, alleviando i sintomi più acuti così che il ragazzo possa affrontare meglio il percorso psicoterapeutico. Il trattamento combinato (terapia farmacologica + psicoterapia) è riservato ai casi moderati-gravi, ed è dimostrato che può migliorare gli esiti rispetto alla sola psicoterapia, purché vi sia un attento monitoraggio degli effetti e una buona alleanza terapeutica. Genitori e pazienti vengono informati su benefici e rischi dei farmaci (ad esempio alcuni antidepressivi possono inizialmente aumentare agitazione o ideazione suicidaria, quindi vanno seguiti da vicino).

Coinvolgimento della famiglia e della scuola

Un approccio efficace considera l’adolescente all’interno del suo ecosistema. Ciò significa lavorare anche con i genitori, offrendo se necessario sostegno alla genitorialità o counseling familiare, affinché comprendano il problema senza colpevolizzazioni e adottino strategie comunicative ed educative coerenti col percorso terapeutico. Allo stesso modo, quando possibile, è utile coinvolgere la scuola: informare (con il consenso dell’interessato) figure come il referente scolastico o lo psicologo scolastico sul problema, per attivare misure di supporto (ad esempio piani didattici personalizzati, osservazione attenta di comportamenti a rischio come il ritiro sociale o il bullismo). I consultori familiari e i servizi territoriali spesso agiscono da snodo tra famiglia, scuola e servizi sanitari, fornendo interventi multidisciplinari (psicologo, assistente sociale, educatore) in un unico centro. Studi e linee guida sottolineano che un lavoro di rete – la cosiddetta presa in carico integrata – aumenta le probabilità di successo, perché affronta il disagio su più fronti contemporaneamente.

Interventi psicoeducativi e riabilitativi

Oltre alla psicoterapia classica, esistono programmi specifici che mirano a potenziare le abilità dell’adolescente e prevenire ricadute. Ad esempio, training sulle abilità sociali (per ragazzi con fobia sociale o autismo lieve), gruppi di supporto tra pari dove i giovani condividono esperienze comuni (molto utili nei disturbi alimentari o nelle dipendenze per ridurre l’isolamento), laboratori espressivi (arte-terapia, musicoterapia) per canalizzare emozioni in modo creativo. Nel caso di dipendenze comportamentali (internet, videogiochi) si utilizzano percorsi di digital detox guidato e tecniche per recuperare il controllo sull’impulso. L’obiettivo è sempre quello di mettere l’adolescente al centro del proprio percorso di cura, rendendolo parte attiva e consapevole del cambiamento.

In sintesi, i disturbi dell’adolescenza si possono curare. La chiave è intervenire precocemente con un approccio scientificamente valido e calibrato sulla persona. La prognosi è spesso positiva: molti ragazzi, con l’aiuto giusto, superano la crisi adolescenziale e tornano a stare bene, sviluppando anche una maggiore resilienza. Fondamentale è abbattere la vergogna: chiedere aiuto è il primo passo verso la guarigione.

Adolescente durante un colloquio psicologico con una terapeuta sorridente in uno studio accogliente, simbolo di ascolto e supporto

5 strategie pratiche per il benessere mentale (evidence-based)

Oltre ai percorsi terapeutici, esistono strategie pratiche che l’adolescente stesso – supportato dalla famiglia – può mettere in atto nel quotidiano per migliorare il proprio benessere mentale. Ecco 5 consigli, semplici ma basati su evidenze, che possono fare la differenza:

  1. Mantieni un buon ritmo di sonno: Dormire bene è fondamentale per l’equilibrio emotivo. Cerca di andare a letto e svegliarti a orari regolari, assicurandoti 8-9 ore di sonno per notte (gli adolescenti ne hanno bisogno persino più degli adulti). Evita l’uso di smartphone e tablet prima di dormire – la luce blu emessa da questi dispositivi può disturbare il ritmo sonno-veglia e rendere più difficile addormentarsi. Crea un rituale rilassante serale (es. leggere un libro, fare un bagno caldo) e mantieni l’ambiente della camera tranquillo e confortevole. Migliorare la qualità del sonno riduce stress, irritabilità e aiuta a regolare le emozioni; studi indicano che è uno dei fattori di stile di vita più incisivi sul benessere mentale dei giovani.

  2. Fai attività fisica in modo costante: L’esercizio fisico ha effetti benefici potentissimi sull’umore. Puoi iniziare con piccole cose: una camminata veloce di 30 minuti al giorno, andare in bicicletta, fare sport di squadra o ballare in salotto – qualsiasi movimento è meglio di nulla. Quando facciamo sport, il cervello rilascia endorfine e altri neurotrasmettitori “del benessere” che aiutano a combattere ansia e tristezza. Inoltre l’attività fisica regolare migliora il sonno e l’autostima legata all’immagine corporea. Trova un’attività che ti diverta: sarà più facile mantenerla nel tempo. Anche se all’inizio manca la motivazione, spingersi a uscire di casa per fare movimento spesso fa sentire subito meglio dopo. Gli esperti consigliano almeno 150 minuti a settimana di esercizio moderato, ma va bene suddividerli in sessioni brevi. L’importante è la regolarità. (Se non sai da dove cominciare, inizia con 10 minuti al giorno e aumenta gradualmente).

  3. Resta connesso con le persone che ti fanno stare bene: L’isolamento alimenta il malessere, mentre il supporto sociale è un fattore protettivo fondamentale. Anche se nei momenti difficili si tende a “chiudersi”, prova a parlare con qualcuno di cui ti fidi – un amico, un genitore, un insegnante o un adulto di riferimento. Condividere quello che provi può alleviare la pressione e farti sentire meno solo. Dedica tempo alle attività con gli amici e alla famiglia, anche se non ne hai voglia all’inizio: uscire, fare una passeggiata, vedere un film insieme. Il semplice fatto di sapere che non sei solo nelle difficoltà aiuta a ridurre l’ansia. Se ti senti a disagio a parlare apertamente, va bene anche scrivere un messaggio o una lettera per esprimere i tuoi sentimenti. Ricorda: chiedere aiuto non è segno di debolezza. Le persone che ti vogliono bene apprezzeranno la tua fiducia. Mantenere vive le connessioni sociali fornisce sostegno emotivo e prospettive diverse per affrontare i problemi.

  4. Limita lo stress digitale e trova un equilibrio con i social media: I social network fanno parte della vita quotidiana dei ragazzi, ma è importante farne un uso consapevole. Confrontarsi continuamente con le vite “perfette” degli altri online può far sentire inadeguati e aumentare ansia e depressione. Regola il tempo che trascorri sui social: ad esempio, evita di usarli appena sveglio la mattina o a tarda notte. Disattiva le notifiche non indispensabili, così non sarai tentato di controllare il telefono di continuo. Fai periodicamente dei digital detox: pomeriggi o intere giornate offline dedicati ad altro (sport, lettura, uscite). Coltiva attività reali che ti piacciono, in modo che la tua autostima non dipenda solo dai “like” ricevuti. Segui profili positivi che promuovono benessere, e nascondi/smetti di seguire quelli che ti fanno stare male o che propongono modelli irraggiungibili. Ricorda che sui social si vede spesso solo il lato migliore o filtrato delle cose. Nella vita vera tutti hanno alti e bassi, proprio come te. Dai priorità alle interazioni dal vivo: un abbraccio reale o una chiacchierata vis-à-vis spesso aiutano più di mille chat.

  5. Adotta sane abitudini di vita e tecniche di rilassamento: Mente e corpo sono strettamente collegati. Seguire uno stile di vita sano può migliorare la resilienza allo stress. Cura l’alimentazione facendo pasti regolari ed equilibrati, ricchi di nutrienti (frutta, verdura, proteine magre): ciò mantiene stabile il livello di energia e migliora la concentrazione durante il giorno. Bevi acqua a sufficienza e modera l’assunzione di stimolanti come caffeina (energy drink, caffè) che possono aumentare ansia e interferire col sonno. Evita assolutamente alcol e droghe come “rimedi” allo stress: a lungo andare peggiorano il tuo stato emotivo e creano dipendenza. Invece, impara qualche tecnica di rilassamento per gestire l’ansia in modo positivo: ad esempio esercizi di respirazione profonda (inspirando lentamente dal naso ed espirando dalla bocca), meditazione consapevole (puoi provare app di mindfulness guidata), oppure pratiche come yoga o training muscolare progressivo. Anche hobby creativi e attività all’aria aperta aiutano a scaricare la tensione: disegnare, suonare uno strumento, tenere un diario emotivo, fare giardinaggio, passeggiare nel verde. Trova quello che ti fa sentire meglio e dedica tempo ogni giorno a queste attività piacevoli. Piccoli rituali di autocura – anche solo ascoltare la tua musica preferita 10 minuti al giorno – possono avere un grande impatto sul tuo benessere mentale nel tempo.

Seguire queste strategie non significa che i problemi spariranno magicamente, ma aiuta a creare un terreno più favorevole alla salute mentale. Pensa a queste strategie come ai pilastri di uno stile di vita equilibrato: consolidandole, ti sentirai più forte nell’affrontare le sfide. Se stai già seguendo una terapia, queste buone pratiche ne potenzieranno gli effetti e ridurranno il rischio di ricadute. E soprattutto, ricorda di essere paziente con te stesso: costruire nuove abitudini richiede tempo e all’inizio può sembrare difficile, ma persevera senza colpevolizzarti per gli eventuali passi falsi. Ogni giorno è un nuovo inizio.

Se pensi che tu o tuo figlio possiate aver bisogno di aiuto, non aspettare. Prima si interviene, prima si sta meglio. Prenota un appuntamento con uno specialista di My Mental Care: il nostro team multidisciplinare (psichiatri, psicoterapeuti ed altri professionisti) è pronto ad ascoltarti e offrire un sostegno su misura. Basta un primo colloquio per capire insieme quale percorso può aiutarti a ritrovare il benessere. Non sei solo: chiedere aiuto è il primo passo per stare meglio.

Prenota ora un appuntamento – siamo qui per te.


Domande frequenti sui disturbi dell'adolescenza

È solo una fase normale o si tratta di un vero disturbo? Come distinguere la crisi adolescenziale dal disagio clinico?

Questa è forse la domanda più comune. È normale che l’adolescenza porti con sé momenti di crisi, ribellione o malinconia passeggeri – fanno parte del percorso di crescita.

Tuttavia, quando noti che i sintomi emotivi o comportamentali persistono a lungo (settimane o mesi) e soprattutto interferiscono con la vita del ragazzo (scuola, amicizie, famiglia), allora potremmo essere di fronte a qualcosa di più serio.

Durata, pervasività e gravità dei sintomi sono i criteri chiave per distinguere un disturbo da un passeggero problema adolescenziale.

Cosa posso fare, come genitore, se penso che mio figlio stia vivendo un disagio psicologico?

Il primo passo è ascoltare e osservare. Apri un dialogo in un momento tranquillo, mostrandoti disponibile e non giudicante.

Usa un tono empatico, ad esempio: “Mi sono accorto che ultimamente sembri triste e ti chiudi in camera; vuoi parlarne? Ci tengo a te e voglio capire come ti senti.”

Anche se il ragazzo inizialmente nega, il messaggio che tu ci sei passa. Evita colpevolizzazioni e cerca supporto professionale se i segnali persistono.

Puoi proporre un incontro conoscitivo con uno psicologo, senza forzare, e raccontare anche tue difficoltà passate per normalizzare l’aiuto. In casi gravi (es. minacce di suicidio), agisci subito contattando i servizi di emergenza.

I disturbi mentali in adolescenza si possono curare? Mio figlio guarirà o rimarrà “instabile” per sempre?

Nella maggior parte dei casi c’è una via d’uscita. Il cervello degli adolescenti è plastico e capace di recupero.

Con le cure adeguate – psicoterapia, eventuali farmaci, supporto familiare – molti disturbi dell’umore e d’ansia si risolvono.

La guarigione può essere un percorso a fasi, ma spesso i ragazzi acquisiscono strumenti utili anche per il futuro. Prima si interviene, migliori sono le possibilità di remissione duratura.

Le terapie e i farmaci sono sicuri per gli adolescenti? Ci sono effetti collaterali o rischi?

Le terapie psicologiche sono sicure e personalizzate. Gli psicoterapeuti sono formati per lavorare con tatto e rispettare i tempi dell’adolescente.

I farmaci vengono prescritti solo se necessari, con monitoraggio costante. Possono dare effetti collaterali lievi (es. nausea, insonnia), ma i benefici sono spesso superiori ai rischi.

Mai sospendere o modificare un farmaco senza consultare il medico. La farmacoterapia è sempre affiancata al supporto psicologico.

Si può fare qualcosa per prevenire i disturbi dell’adolescenza?

Sì, molto si può fare. Creare ambienti sani (famiglia, scuola, comunità) e relazioni di ascolto è la base della prevenzione.

Insegnare life skills come la gestione delle emozioni e la comunicazione efficace rafforza i ragazzi.

Programmi scolastici, sport, socialità positiva e supporti accessibili (consultori, ascolto online) ridimensionano lo stigma e aiutano a intercettare i segnali precoci.

Serve un villaggio attorno agli adolescenti: nessuno dovrebbe affrontare il disagio da solo.