In Italia oltre un milione di persone convivono con forme di demenza, mentre circa 900.000 presentano un decadimento cognitivo lieve (Mild Cognitive Impairment, MCI). Considerando anche i familiari che prestano assistenza, più del 10% della popolazione è toccato da questo fenomeno (fonte: Osservatorio Demenze - ISS). Il decadimento cognitivo non riguarda solo la perdita di memoria negli anziani: è una condizione complessa che può influire profondamente sulla qualità di vita pratica ed emotiva di chi ne soffre.
Affrontiamo cos’è il decadimento (o declino) cognitivo, perché incide sulla vita quotidiana, quali sono i sintomi da tenere d’occhio, le possibili cause e fattori di rischio, e quando è il caso di chiedere aiuto. Vedremo inoltre quali approcci di trattamento scientificamente comprovati esistono e alcuni consigli pratici per mantenere il cervello in salute.
Il decadimento cognitivo indica un declino anomalo delle funzioni mentali – memoria, attenzione, linguaggio, capacità di ragionamento e orientamento – rispetto a quanto atteso per l’età. Da non confondere con il normale invecchiamento, il decadimento cognitivo comporta deficit cognitivi evidenti (come vuoti di memoria frequenti) che superano la normale variazione legata all’età. Spesso si presenta inizialmente come disturbo cognitivo lieve (MCI): una condizione intermedia in cui i problemi di memoria e concentrazione sono lievi e non impediscono del tutto le normali attività quotidiane, ma sono maggiori rispetto alla media dei coetanei.
Con il progredire del declino cognitivo, si può arrivare a forme patologiche di demenza, termine che indica un deterioramento grave delle funzioni cognitive, comportamentali e della personalità tale da compromettere l’autonomia della persona. In sintesi:
Anche nelle fasi iniziali, il decadimento cognitivo può avere un impatto pratico e psicologico rilevante. Sul piano pratico, i problemi di memoria e attenzione possono tradursi in difficoltà nel gestire attività di tutti i giorni: ad esempio, dimenticare appuntamenti o scadenze, perdere oggetti personali (chiavi, occhiali) di frequente, oppure avere incertezze nel seguire procedure note (come usare elettrodomestici o gestire il denaro). Queste difficoltà tendono a peggiorare gradualmente, al punto che col tempo la persona può diventare meno autonoma e avere bisogno di aiuto per compiti quotidiani che prima svolgeva da sola. Nei casi avanzati, il declino cognitivo può diventare invalidante, pregiudicando la capacità di svolgere attività basilari (lavarsi, vestirsi, cucinare in sicurezza) e richiedendo un’assistenza continua.
Dal punto di vista psicologico ed emotivo, la consapevolezza di “perdere colpi” cognitivamente può generare frustrazione, insicurezza e ansia nella persona interessata. Frequenti vuoti di memoria o momenti di confusione possono minare l’autostima e portare a ritirarsi dalle attività sociali, per paura di fare brutte figure o di non sentirsi più all’altezza. Non di rado subentrano cambiamenti d’umore: alcune persone diventano irritabili o vanno incontro a depressione reattiva, sentendosi un peso per i familiari. Anche i caregiver (familiari che assistono) subiscono un carico emotivo notevole, tra stress, preoccupazione per il futuro e stanchezza, specie man mano che la cura richiede più tempo e energie.
In sintesi: il decadimento cognitivo incide sul benessere a 360 gradi – pratico, emotivo e sociale – sia per chi ne soffre sia per chi se ne prende cura. Per questo è importante non sottovalutare i segnali iniziali e attivare prima possibile le risorse di supporto (mediche, psicologiche, sociali) atte a mantenere una buona qualità di vita il più a lungo possibile.
I sintomi del decadimento cognitivo possono variare da persona a persona, ma in genere i campanelli d’allarme iniziali riguardano cambiamenti in ambito cognitivo, emotivo e comportamentale. I principali segnali da tenere d’occhio includono:
È importante notare che alcuni sintomi cognitivi possono anche essere legati ad altri problemi (ad es. difficoltà di concentrazione dovute a depressione o ansia, chiamate pseudodemenza). Per questo, in presenza di questi segnali, è consigliabile approfondire con uno specialista, così da capire l’origine dei disturbi. La lista sopra offre un orientamento generale: non basta un singolo episodio di dimenticanza per parlare di decadimento cognitivo. Bisogna osservare frequenza, persistenza e impatto di tali sintomi nel tempo.
Il decadimento cognitivo riconosce diverse possibili cause, spesso concomitanti. Nella maggior parte dei casi si sviluppa in età avanzata, come preludio di malattie neurodegenerative (es. Alzheimer) o a causa dell’invecchiamento cerebrale unito ad altri fattori di rischio. Ecco i principali elementi che possono contribuire:
Molti di questi fattori di rischio possono sommarsi tra loro. Ad esempio, una persona anziana con ipertensione, sedentaria e socialmente isolata avrà un rischio sensibilmente più alto rispetto a una coetanea in buona salute fisica e mentalmente attiva. La buona notizia è che alcuni fattori sono modificabili: migliorare lo stile di vita e controllare le malattie croniche può ridurre significativamente il rischio di declino cognitivo. In effetti, secondo un importante rapporto pubblicato su The Lancet nel 2020, agendo su 12 fattori di rischio legati allo stile di vita (come istruzione, esercizio fisico, fumo, alimentazione, ecc.) si potrebbe prevenire o ritardare fino al 40% dei casi di demenza.
Stabilire il confine tra piccole sbadataggini e decadimento cognitivo vero e proprio non è immediato. È consigliabile consultare un medico o uno specialista (neurologo, geriatra o psichiatra con competenze neurocognitive) quando si verificano queste condizioni:
In generale, la regola è: meglio una visita in più che una in meno. Una valutazione medica (comprensiva di colloquio, esami del sangue e test neuropsicologici) potrà chiarire se i disturbi riferiti rientrano nel normale invecchiamento oppure se indicano un MCI o l’esordio di una demenza. Intervenire precocemente è fondamentale: diagnosticare il decadimento cognitivo per tempo consente di gestire meglio la condizione e pianificare il futuro in modo informato. Inoltre, alcune cause reversibili di deficit cognitivi (per esempio carenze vitaminiche, disturbi tiroidei, effetti collaterali di farmaci, depressione) possono essere individuate e trattate, portando a un miglioramento dei sintomi.
Se hai dubbi o noti questi segnali in te stesso o in una persona cara, non esitare a chiedere aiuto professionale: una semplice visita può togliere preoccupazioni inutili o, al contrario, attivare subito un percorso di cura e supporto.
Attualmente non esiste una cura risolutiva per invertire il decadimento cognitivo o guarire dalle malattie neurodegenerative sottostanti (come l’Alzheimer). Tuttavia, esistono diversi approcci efficaci per trattare i sintomi, rallentare la progressione e sostenere la qualità di vita del paziente e della famiglia. L’approccio migliore è spesso multidisciplinare – coinvolge medici (neurologo, psichiatra, geriatra), psicologi/neuropsicologi, terapisti della riabilitazione cognitiva, nutrizionisti e altri specialisti – in modo da coprire tutti gli aspetti di cura necessari. Ecco i principali interventi con comprovata efficacia:
Il primo passo è identificare eventuali cause mediche trattabili. Il medico effettua esami per escludere condizioni come disturbi tiroidei, carenze di vitamina B12, infezioni o effetti farmacologici che possono causare sintomi cognitivi. Se individuati, trattare queste condizioni può migliorare nettamente le funzioni cognitive. Quando il decadimento cognitivo è legato a una malattia neurodegenerativa in fase iniziale, lo specialista può proporre terapie farmacologiche specifiche: ad esempio, farmaci inibitori dell’acetilcolinesterasi (donepezil, rivastigmina) o memantina, indicati per la malattia di Alzheimer, che possono temporaneamente stabilizzare o migliorare i sintomi cognitivi. Va sottolineato che non tutti i pazienti con MCI sono candidabili a farmaci – la prescrizione è valutata caso per caso, in base alla diagnosi precisa e ai rischi/benefici.
Consiste in programmi di stimolazione cognitiva personalizzati, guidati da neuropsicologi o terapisti occupazionali. Attraverso esercizi mirati su memoria, attenzione, linguaggio e funzioni esecutive, si cerca di potenziare le abilità mentali residue e compensare le difficoltà. Ad esempio, il paziente può essere coinvolto in training di memory strategy (strategie di associazione per ricordare meglio), giochi di logica, esercizi su computer o carta e matita, uso di agende e ausili per organizzare le informazioni. La stimolazione cognitiva, se iniziata precocemente, aiuta a rallentare il declino e a mantenere più a lungo l’autonomia nelle attività quotidiane. Spesso questi interventi avvengono presso Centri per i Disturbi Cognitivi e le Demenze (CDCD) del Servizio Sanitario o in cliniche specializzate.
Parallelamente agli interventi medici, è fondamentale offrire un supporto psicologico sia al paziente sia ai caregiver. Percorsi di psicoterapia di supporto o partecipazione a gruppi di mutuo auto-aiuto possono aiutare la persona con decadimento cognitivo ad affrontare l’ansia, la depressione o i timori legati alla propria condizione, rinforzando le risorse di coping. Allo stesso modo, i familiari beneficiano di interventi psicoeducativi dove imparano come gestire al meglio i disturbi di memoria/comportamento del congiunto e come prendersi cura di sé stessi per evitare il burnout. Mantenere attiva la rete sociale (amici, parenti, centri diurni, volontariato) giova sia al malato, che si sente meno solo e stimolato a interagire, sia alla famiglia che può contare su momenti di sollievo.
La terapia occupazionale è utile per addestrare il paziente a strategie pratiche che compensino i deficit nella vita quotidiana. Ad esempio, il terapista insegna ad usare strumenti come etichette su ante e cassetti, sveglie e promemoria, semplifica l’ambiente domestico rimuovendo ostacoli, propone attività adattate al livello cognitivo per mantenere la persona attiva (cucinare piatti semplici insieme, fare piccoli lavori manuali sicuri). L’obiettivo è preservare il più possibile l’indipendenza nelle ADL (Activities of Daily Living) e prevenire incidenti, modulando le richieste ambientali in base alle capacità residue. Anche interventi sulla casa (es. installare dispositivi di sicurezza per gas/fornelli, segnali visivi per orientarsi nelle stanze) fanno parte del sostegno all’autonomia.
Oltre ai farmaci cognitivi, spesso il medico si concentra sulla gestione degli altri sintomi associati. Possono essere prescritti farmaci antidepressivi (per l’umore depresso), ansiolitici leggeri (per agitazione o ansia significativa) o stabilizzanti del comportamento nei casi di agitazione grave, sempre con attenzione agli effetti collaterali sugli anziani. Inoltre, si trattano le comorbidità: un sonno disturbato, il dolore cronico, problemi sensoriali (vista, udito) – tutte condizioni che se affrontate migliorano la lucidità diurna e il funzionamento cognitivo indiretto. In alcuni casi selezionati di decadimento cognitivo dovuto a Alzheimer iniziale, si discute la possibilità di terapie innovative che agiscono sui meccanismi biologici (come anticorpi monoclonali anti-beta amiloide recentemente autorizzati in via condizionata): si tratta però di terapie di nicchia, gestite da centri specialistici, riservate a pazienti con criteri stringenti e non una cura definitiva.
È essenziale un coordinamento tra i vari specialisti coinvolti: in My Mental Care, ad esempio, psichiatri, psicologi, terapisti e medici internisti collaborano per monitorare e ottimizzare il percorso terapeutico di ogni paziente, confrontandosi regolarmente. L’intervento combinato permette di affrontare il decadimento cognitivo su più fronti (medico, cognitivo, emotivo, sociale), adattando il piano di cura alle esigenze specifiche della persona e delle famiglie.
Nota: Non esistono al momento “pillole magiche” o integratori miracolosi per il decadimento cognitivo. Integratori a base di vitamine o antiossidanti possono essere utili solo se c’è una carenza specifica documentata (es. vitamina B12). In caso contrario, l’efficacia di supplementi, così come di diete “miracolose” o altri rimedi non comprovati, non è supportata da evidenze scientifiche significative. I trattamenti raccomandati dalle linee guida internazionali restano quelli sopra elencati.
Uno stile di vita sano gioca un ruolo cruciale sia nella prevenzione del decadimento cognitivo sia nel rallentare la progressione. Basandoci su solide evidenze scientifiche (OMS e ISS), ecco alcune strategie pratiche che ognuno può adottare:
Seguire queste indicazioni non garantisce al 100% di evitare problemi cognitivi, ma numerosi studi dimostrano che uno stile di vita sano può ridurre significativamente il rischio di decadimento cognitivo e demenza. Anche per chi già sperimenta un lieve declino, adottare queste abitudini aiuta a mantenere la mente lucida più a lungo. In altre parole, prendersi cura del proprio cervello – così come del cuore – è un investimento sul benessere futuro.
Affrontare i cambiamenti cognitivi può far sentire smarriti, ma non sei solo. In My Mental Care abbiamo un team multidisciplinare di specialisti (psichiatri, psicoterapeuti, endocrinologi, nutrizionisti) pronto ad ascoltarti e aiutarti con un percorso su misura. Una valutazione neuropsicologica completa può chiarire dubbi e, se necessario, dare il via a interventi personalizzati per migliorare la tua qualità di vita e quella dei tuoi cari.
Quando rivolgersi a noi? Se riconosci in te stesso o in un familiare diversi dei sintomi descritti e noti che questi influiscono sul quotidiano, è il momento giusto per chiedere aiuto. Prima si interviene, maggiori sono le possibilità di mantenere sotto controllo il decadimento cognitivo.
Cosa offre My Mental Care: un approccio umano e scientifico insieme – nessun algoritmo, solo persone qualificate al tuo fianco. Dalla diagnosi alla riabilitazione cognitiva, fino al supporto psicologico individuale e familiare, ti accompagniamo passo passo. Lavoriamo in squadra integrando psichiatria, psicologia, terapie specialistiche e consulenze complementari (nutrizionali, endocrinologiche) per coprire ogni aspetto del tuo benessere mentale.
Prenota un appuntamento con i nostri specialisti o richiedi un contatto: insieme costruiremo la strategia migliore per affrontare il decadimento cognitivo con serenità ed efficacia. Prendersi cura della propria mente è un atto di forza e di speranza – noi di My Mental Care siamo qui per te, online e in sede, quando ne hai bisogno.